Uso dell’informazione registrata, in psicoterapia

“La nostra epoca trae un sentimento di superiorità dal volume di informazioni di cui può disporre, mentre il vero elemento di giudizio deve riguardare il modo secondo cui l’uomo riesce a plasmare e padroneggiare le informazioni che ha.” (Johann W. von Goethe)

Come visto nella sezione Metodologia e opzioni nella psicoterapia incentrata sui bisogni, l’uso di evocatori di bisogni frustrati e frustanti è un fattore chiave per il successo di una psicoterapia.

Dobbiamo allora chiederci come mai, con pochissime eccezioni [Nota 1], in psicoterapia non si fa normalmente uso di informazioni scritte o stampate e alla fine della terapia non vengano lasciate tracce documentali del lavoro svolto, a disposizione del paziente.

Ciò potrebbe essere dovuto a diversi fattori, come i seguenti:

  • Documentare il processo terapeutico potrebbe creare problemi di riservatezza (chi  conserverebbe la documentazione? dove? potrebbe essere letta da persone non autorizzate?)
  • Il terapeuta è convinto che il processo terapeutico possa avere successo esclusivamente attraverso l’interazione diretta, cioè il dialogo interattivo, tra paziente e terapeuta, senza l’ausilio di altri strumenti o di comunicazioni asincrone che potrebbero “distrarre” il paziente dal rapporto con il terapeuta, rendendo il “transfert” più difficile
  • Il terapeuta vuole mantenere un controllo il più grande possibile sul processo terapeutico e sul comportamento del paziente e per questo preferisce evitare che il paziente prenda iniziative di scrittura e lettura, e che sia tentato dal “fai da te”
  • Il terapeuta preferisce non lasciare tracce scritte del proprio lavoro che possano essere utilizzate per valutare il successo della terapia e/o giudicare la qualità del suo operato
  • A quasi nessun terapeuta viene in mente tale possibilità, non essendo questa trattata nei principali testi di psicologia e psicoterapia che descrivono i diversi orientamenti di queste discipline

Io penso che qualunque tipo di psicoterapia, di qualunque orientamento, potrebbe giovarsi dell’uso di evocatori esterni come mezzi per rendere il processo terapeutico più efficiente e rapido senza stravolgerlo, e per ridurre il rischio di “ricadute” del paziente una volta terminata la terapia.

Vediamo come si può svolgere una psicoterapia In assenza di evocatori formali cioè senza fare uso di procedure, guide, annotazioni o informazioni registrate. Il paziente, durante le sedute terapeutiche, usa raffigurazioni mentali (pensieri, ricordi, fantasie ecc.) sollecitate dalle parole scambiate a voce col terapeuta e/o prodotte da sforzi mentali autonomi. Il percorso terapeutico si basa essenzialmente sulle intuizioni e l’abilità del terapeuta che dirige (in modo più o meno esplicito) o stimola il paziente a prendere di volta in volta in considerazione particolari aspetti della sua vita e della sua personalità. Il paziente, non potendo procedere senza il supporto del terapeuta, è praticamente passivo. Tutto ciò che emerge durante le sedute non viene registrato in nessun modo, e si fa affidamento solo sulla capacità del paziente di ricordarlo. In ciascuna seduta solo una parte delle informazioni emerse durante le sedute precedenti viene ricordata dal paziente, e il ricordo, come il pensiero, è seriale, cioè si pensa e si ricorda una cosa alla volta ed è molto difficile riuscire ad avere una raffigurazione sinottica in cui siano presenti diversi elementi, specialmente se questi sono relativi a bisogni conflittuali. Si tratta comunque di ricordi aleatori e spontanei, in quanto non sollecitati da reminders o guide di alcun tipo. La capacità di ricordare è inoltre molto variabile da persona a persona e oggetto di possibili boicottaggi da parte degli agenti inconsci e dalle paure, che censurano tutto ciò che ritengono opportuno censurare e dimenticare per resistere ad ogni cambiamento della psiche.

Gli inconvenienti di cui sopra possono essere alleviati o eliminati facendo uso di evocatori esterni costituiti da parole scritte e fotografie su supporto cartaceo oppure elettronico (computer).

L’evocatore esterno più semplice è costituito da un’annotazione scritta dal paziente (spontaneamente o su suggerimento del teraputa) su un foglio di carta o un taccuino, che riassume con parole singole o frasi, le idee o i ricordi significativi emersi durante la seduta.

L’uso di annotazioni nel setting psicoterapeutico ha diversi vantaggi:

  • l’operazione di scrittura della nota rende l’idea annotata più facile da ricordare, come sanno bene gli studenti che si preparano per un esame scrivendo appunti, anche se questi non verranno mai letti successivamente. Il fatto di scrivere qualcosa costringe, in qualche modo, a capire ciò che si sta scrivendo e migliora la memorizzazione.
  • l’utente può rileggere le note nei momenti in cui ha difficoltà a ricordare le scoperte salienti avvenute durante le sedute terapeutiche precedenti, per rifletterci sopra e  combattere i boicottaggi e l’autocensura da parte degli agenti inconsci e delle paure
  • le annotazioni, rilette alla presenza del terapeuta, possono costituire ulteriore fonte di stimolo per proseguire nel percorso psicoterapeutico, e assicurare una migliore continuità del lavoro tra una seduta e la successiva, nel senso che sarà più facile “riprendere il discorso” dal punto in cui era stato lasciato al termine della seduta precedente.
  • la “collezione” delle note in un quaderno o raccoglitore, permette una percezione sinottica delle idee emerse nel corso della terapia. Il fatto di vedere “insieme” le note, e quindi di evocare “insieme” i bisogni frustranti e frustrati a cui le note si riferiscono, permette di affrontare e gestire in modo più incisivo, in quanto cosciente e completo, i conflitti tra bisogni.

Oltre alle annotazioni scritte su carta, è possibile ricorrere ad altri tipi di evocatori esterni, come  fotografie di cui si è proprietari o ritagliate da giornali. Ancora più efficiente è l’uso di parole e fotografie registrate in un computer e visualizzate mediante apposite applicazioni informatiche [Nota 2].


[Nota 1]: Alcune metodiche psicoterapeutiche di cui ho conoscenza che fanno uso di evocatori, sono:

  • la desensibilizzazione sistematica di Joseph Wolpe
  • Il genogramma nella terapia sistemico relazionale e familare
  • le Griglie di repertorio di G. Kelly
  • la psicoterapia multimediale di D. A. Nesci
  • la Photo Therapy di Judy Weiser

[Nota 2]:  L’applicazione web myMindLab (http://it.mymindlab.com) risponde a tale scopo. Può essere infatti usata sia per gestire informazioni di uso generale, sia come ausilio psicoterapico con o senza l’assistenza di un terapeuta. MyMindLab permette di registrare testi, immagini, link, e di visualizzarli in diverse forme, anche in modo animato e casuale, per ottenere un effetto psicostimolante ottimale.


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