Il tutto e le parti, il caso e la necessità

Nei capitoli che seguono parlo della natura umana e della mente. Essendo convinto che sia impossibile comprendere un concetto al di fuori di un certo contesto, voglio qui parlare del contesto in cui una mente e un essere umano possono esistere e funzionare.

Innanzitutto occorre definire due termini fondamentali: il “tutto” (o “intero”) e la “parte”. Penso che il concetto di “tutto” non richieda spiegazioni, che sarebbe comunque difficile, se non impossibile, fornire in modo non tautologico. Penso anche che ogni “tutto” sia costituito da “parti” e che ogni cosa sia parte di un “tutto”. Dicendo “un tutto” anziché “il tutto”, intendo dire che possiamo parlare di vari “tutto”, ovvero considerare qualsiasi cosa un tutto divisibile in parti. Inoltre possiamo dire che ciascun tutto sia parte di un tutto di livello superiore.

Non sappiamo se esista qualcosa che non sia divisibile in parti, e non sappiamo nemmeno se l’universo non faccia parte di un tutto di livello superiore, ma queste domande non rientrano nello scopo di questo libro. Consideriamo dunque l’universo (o il mondo così come lo conosciamo) come il tutto di livello più alto e proviamo a dividerlo in parti.

C. G. Jung ha diviso la realtà in due parti: il pleroma e la creatura, intendendo col primo termine l’insieme degli esseri non viventi (quindi il regno minerale) e col secondo l’insieme degli esseri viventi (microrganismi, vegetali e animali, tra cui l’uomo).

Sia il pleroma che la creatura non sono statici, ma cambiano continuamente nello spazio e nel tempo. Per la scienza i cambiamenti del pleroma sono soggetti alle sole leggi della fisica (per esempio i due principi della termodinamica). I cambiamenti della creatura, che è costituita da pleroma con caratteristiche particolari, sono invece soggetti sia alle leggi della fisica che a quelle della biologia. Per le religioni più comuni sia il pleroma che la creatura sono soggetti anche ai voleri delle divinità, ma in questo libro non tengo conto del pensiero religioso su questo argomento.

Secondo il determinismo (inteso come corrente filosofica) nulla avviene per caso, ovvero in modo non soggetto a qualche legge. Io credo che in senso stretto, cioè a livello molecolare e submolecolare, ciò sia vero; tuttavia ai fini pratici credo che il caso, inteso come imprevedibilità, non solo esista ed agisca, ma che abbia anche una precisa funzione nell’ambito della vita, una funzione determinante ovvero indispensabile per la conservazione delle specie. Basti pensare alla casualità con cui si determina il patrimonio genetico di un nascituro mescolando in modo casuale i geni dei genitori nella riproduzione sessuata.

Per quanto riguarda il pleroma, per convincersi dell’intervento del caso basta guardare la varietà delle forme e delle disposizioni dei crateri della luna, che non seguono alcuna legge se non per quanto riguarda la loro costituzione fisico-chimica.

Possiamo dunque, almeno ai fini pratici, affermare, citando Jacques Monod, che il mondo sia governato dal caso e dalla necessità, intendendo per caso l’imprevedibilità di certi eventi e per necessità il rispetto delle leggi fisiche e (per quanto riguarda la creatura) biologiche.

Le necessità (o leggi) fisiche sono ineluttabili, cioè non possono essere disattese. Le necessità (o leggi) biologiche, che a mio parere coincidono con i bisogni, sono relative, cioè possono essere disattese, ma la non soddisfazione di un bisogno può causare la morte di un organismo, di un suo organo o la cessazione temporanea o permanente di una sua funzione.

Un tutto può essere organizzato o disorganizzato. Nel primo caso le sue parti interagiscono in modi tali da conferire al tutto proprietà non presenti in alcuna delle sue parti; nel secondo il tutto è un insieme amorfo di parti senza particolari relazioni e interazioni tra loro. Un tutto organizzato viene comunemente chiamato sistema.

Un oggetto può essere parte di più sistemi, ovvero di più contesti. Perciò la realtà è complessa e inestricabile, e ogni sua semplificazione è arbitraria.

Possiamo definire l’organismo umano un sistema costituito a sua volta da sistemi di livello inferiore (che possiamo chiamare sottosistemi). Non sappiamo se aggregazioni di organismi come esseri umani, animali o piante, costituiscano un sistema, cioè un tutto organizzato. Sappiamo però che essi interagiscono in modo più meno simbiotico. Pertanto possiamo definire la biosfera un tutto ecologico.

La mente umana è dunque parte di un tutto che è l’organismo umano, ovvero di un esemplare della specie Homo Sapiens, che a sua volta è parte della biosfera terrestre. Questa è costituita da esseri viventi interdipendenti, ed è soggetta alle leggi della fisica (in quanto costituita da pleroma) e della biologia, e a un certo grado di casualità. Il caso è in parte necessario per garantire la conservazione e l’evoluzione delle specie (nel senso di una più resiliente biodiversità) e in parte superfluo o potenzialmente dannoso.

Prossimo capitolo: Significato, metodo e limiti della conoscenza.